SESSUOLOGIA

 

ORGASMO FEMMINILE

    ORGASMO VAGINALE, ORGASMO CLITORIDEO

Purtroppo molte donne hanno problemi connessi all'orgasmo: da una recente inchiesta condotta in Italia dalla Societa' Italiana di Medicina Generale (SIMG) con 600 questionari distribuiti negli ambulatori di medici di base, emerge che il 30,1% lamenta problemi di orgasmo e il 26,9% di lubrificazione.

Orgasmo femminile
L’orgasmo è una piacevole risposta psicologica e fisiologica ad un stimolo sessuale. E’ il terzo stadio, dopo la fase di plateau nel rapporto sessuale, a cui normalmente segue una fase di rilassamento della tensione sessuale. Durante l'orgasmo, sia nei maschi che nelle femmine, si verificano contrazioni muscolari dell’ano e dei muscoli pelvici, così come degli organi sessuali.

Egon Schiele, "Gli amanti", 1917.
Nella femmina, l’orgasmo è preceduto da una lubrificazione delle pareti vaginali e da una dilatazione del clitoride dovuta ad un aumento del flusso sanguigno che rimane nel tessuto spugnoso che lo compone. Alcune donne manifestano un arrossamento diffuso della pelle dovuto ad una aumento del flusso sanguigno. Ma mano che la donna si avvicina all’orgasmo, il clitoride si muove verso l’interno e le piccole labbra assumono una colorazione più scura. Quando l’orgasmo diviene imminente, la vagina diminuisce di dimensioni di circa il 30% e viene irrorata di sangue e il clitoride si ritira sotto il cappuccio protettivo e riemerge solo quando la stimolazione ha termine. Durante l’orgasmo l’utero, la vagina e i muscoli pelvici hanno una serie di contrazioni ritmiche. Dopo che l’orgasmo è finito, il clitoride riemerge e recupera, in circa 10 minuti, le  proprie normali dimensioni. A differenza dell’uomo, la donna non ha un periodo refrattario e perciò può avere un secondo orgasmo subito dopo il primo (alcune donne possono averne 3 o 4): ciò è noto come orgasmo multiplo. Studi mostrano che circa il 13% delle donne hanno avuto esperienze di orgasmi multipli. L’orgasmo per la donna, come per l’uomo, può essere associato ad azioni involontarie, vocalizzazioni o spasmi muscolari in altre parti del corpo. Generalmente è associato con una generale sensazione di euforia.

"Eiaculazione" femminile
Molte donne durante l’orgasmo espellono del fluido. L’origine di tale fluido sono le ghiandole di Skene localizzate attorno al meato uretrale. Queste ghiandole hanno le dimensioni di una capocchia di spillo e possono variare da soggetto a soggetto ed anche non essere presenti. Questo spiega l'assenza di questo fenomeno in alcune donne.

Perché si verifica l’orgasmo
In termini evolutivi è chiaro che l’orgasmo maschile è necessario per la riproduzione in quanto associato all’eiaculazione. Per l’orgasmo femminile le teorie Darwiniane sono meno dirette: alcuni autori sostengono che contribuisca alla ritenzione dello sperma all’interno, aumentando le possibilità di fecondazione.In termini evolutivi è chiaro che l’orgasmo maschile è necessario per la riproduzione in quanto associato all’eiaculazione. Per l’orgasmo femminile le teorie Darwiniane sono meno dirette: alcuni autori sostengono che contribuisca alla ritenzione dello sperma all’interno, aumentando le possibilità di fecondazione.

Orgasmo vaginale e clitorideo
Bisogna premettere che non ci sono due differenti tipi di orgasmo, può cambiare soltanto il tipo di stimolazione per raggiungerlo. Il clitoride è molto sensibile alle stimolazioni. Può essere stimolato in vari modi, con stimoli manuali o attraverso una pressione e sfregamento con il corpo del partner. Alcune donne provano dolore in presenza di stimolazione diretta. Una migliore stimolazione si ha con la donna sopra in posizione tale che il clitoride si sfreghi con l’osso pubico dell’uomo. Questo peraltro si verifica anche quando è l’uomo a stare sopra in una posizione tale che l’osso pubico eserciti pressione nella zona clitoridea. Per alcune donne la parte esterna della vagina è anche molto sensibile. Questo viene riferito come "orgasmo vaginale".

In termini evolutivi è chiaro che l’orgasmo maschile è necessario per la riproduzione in quanto associato all’eiaculazione. Per l’orgasmo femminile le teorie Darwiniane sono meno dirette: alcuni autori sostengono che contribuisca alla ritenzione dello sperma all’interno, aumentando le possibilità di fecondazione.

Sigmund Freud sosteneva che le donne "mature" hanno un orgasmo solo vaginale, questo ovviamente conferiva un ruolo centrale al pene per la soddisfazione sessuale della donna. In realtà l’orgasmo è un’esperienza individuale e non c’è un percorso "corretto" per raggiungerlo.

Orgasmo e barriere psicologiche
Sebbene l’utilizzo di tecniche o posizioni particolari possa essere utile a favorire l’orgasmo femminile, anche la mente della femmina deve essere preparata. Per molte donne infatti sensi di colpa, insicurezza e pensieri negativi inculcati possono prevenire la comparsa di un’eccitazione adeguata e dell’orgasmo. Alcune donne provano vergogna nel sesso e non riescono a viverlo come esperienza di gioia. Alcune donne si sentono insicure del proprio corpo, lo sentono lontano dai "modelli di bellezza" e ciò provoca difficoltà nel raggiungere l’orgasmo. Altre donne sono così concentrate su se stesse per raggiungere l’orgasmo che trascurano il partner e entrano in ansia, allontanandosi dallo stato psicologico giusto premessa essenziale per l’effettivo raggiungimento dell’orgasmo.

Alcune donne non hanno mai provato l’orgasmo e si domandano se c’è speranza di provarlo. 
Si, c'è.

Liberarsi delle barriere psicologiche, se presenti, è il primo passo. Poi è importante trovare modi per entrare in sintonia con il proprio corpo, per sentirsi a proprio agio con esso, per "piacersi". Infine bisogna trovare il modo di comunicare al proprio partner cosa piace, quali stimolazioni, sia prima del rapporto che durante, possono essere più efficaci e quali posizioni sono preferite. Si può sperimentare la posizione lei sopra, almeno quando si ritiene che l’orgasmo si avvicini, cercando con dei movimenti di raggiungere pressione e sfregamento tra la zona clitoridea e l’osso pelvico del maschio. Anche l’atmosfera nel rapporto è molto importante; la situazione, la preparazione, il luogo, le luci (magari a lume di candela) possono giocare un ruolo.

Esercizi preparatori
Si riporta, senza in alcun modo garantirne la validità scientifica, il metodo Kegel. Consiste nel contrarre i muscoli pubococcigei (come se si cercasse di trattenersi dall’urinare) con un intervallo di 10 secondi per 150 volte ogni giorno, con contrazioni rapide e lunghe.

RELAZIONE DI COPPIA E SESSUALITÀ

Il sesso è ingrediente fondamentale in ogni relazione di coppia.  

Può essere il buon segnale dell’intimità che vige tra i partner. In questo caso i sentimenti di amore ed il desiderio vanno di pari passo dando un grande contributo all’armonia della relazione. Non è sempre al servizio di una vicenda qualitativa. 

In molte coppie il sesso ha altre valenze e ne risaltano le sue funzioni non sessuali. C’è chi gli attribuisce la funzione di sonnifero. Chi di sedativo. Chi di antidepressivo. Chi, anche, di momento di rassicurazione e di possesso. In quest’ultimo caso il sesso è una mina vagante che difficilmente porta ad entrambi piacere e quindi sintonia. 

Occorre distinguere tra sesso e sessualità

Molte coppie, infatti, fanno sesso senza riuscire ad esprimere una sessualità piacevole. Quest’ultima è fatta di ingredienti che vanno ben oltre il coito, rispettando tutti i suoi momenti preparatori: di gioco, di comunicazione, di intimità. Tra queste coppie vi sono quelle nelle quali il sesso ha la funzione di sanatoria di litigi aspri e delle conseguenti tensioni. Vi sono anche quelle nelle quali uno dei due partner gli attribuisce la funzione di essere una prova dell’amore dell’altro nei suoi confronti. Insomma, malgrado il sesso sia necessario alla vita di coppia, non è sufficiente . Occorre che gli sia dato il dovuto spazio, la dovuta attenzione, la dovuta cura, perché sia funzionale al piacere e alla felicità della coppia. Di fatto la sessualità si prepara fuori dal letto, negli atteggiamenti della vita quotidiana . E’ molto difficile che essa sia un vero terreno di incontro quando lo scontro, l’ostilità, la lotta per il potere o per affermare il proprio ruolo sono nel repertorio consueto dei partner.

Evidentemente ancor più problematica è la situazione in cui tra i partner non c’è più sesso e, di solito, neppure intimità. Questo distacco, che nasce da un disimpegno emotivo e lo alimenta, porterà i due attori sempre più lontani uno dall’altro anche nelle cose della vita quotidiana.

EIACULAZIONE PRECOCE

Introduzione

Le disfunzioni sessuali maschili legate alla fase dell’orgasmo sono considerate ad oggi molto frequenti; dagli ultimi convegni internazionali emerge infatti un notevole incremento delle patologie eiaculatorie e una maggiore attenzione degli esperti in materia alla diagnosi e alla terapia risolutiva.
Dati recenti riportano una classificazione precisa dei vari disordini dell’eiaculazione con le rispettive percentuali d’incidenza nella popolazione italiana: eiaculazione precoce (27.3%), riduzione del volume dell’eiaculato (27.6%) eiaculazione ritardata (fino all’anorgasmia) 4.4%. (Corona et al., 2005).

Classicamente un disordine come l’eiaculazione precoce è stato considerato una disfunzionalità di tipo psicologico, solo recentemente la sessuologia medica è riuscita ad individuare anche eventuali cause organiche, quindi aprendo l’orizzonte ad una terapia più di tipo farmacologico (Jannini et al., 2007).
Cercare di individuare una responsabilità fisiologica a tutti i costi per un sintomo molto più in linea con gli stati emotivi, ansiosi e relazionali, quindi psicologici è particolarmente esagerato a fronte alla forte tendenza degli ultimi anni da parte della categoria dei medici di risolvere le disfunzionalità sessuologiche in generale, essenzialmente con l’ausilio dei farmaci. Il rischio a cui siamo già sottoposti è sicuramente la tendenza di un forte abuso. La migliore strada, come al solito, si trova solamente in una via d’incontro, quindi in una maggiore e migliore integrazione delle discipline medico-psicologiche.
Prima di addentrarci nella descrizione della patologia dell’eiaculazione precoce e affrontare le possibili risoluzioni psicosessuologiche e mediche è necessario fare un breve ma fondamentale inciso sulla fisiologia del processo eiaculatorio.
È necessario ricordare che i disturbi dell’orgasmo maschile a differenti livelli sono particolarmente invalidanti, portano l’individuo che ne soffre ad una condizione di forte insicurezza, disagio relazionale, abbassamento della stima di sé e in alcuni casi più gravi ad uno stato depressivo.

Fisiologia del processo eiaculatorio
Cercando di rendere più semplice e chiaro quello che avviene durante la fase orgasmica maschile e considerando che il processo eiaculatorio è il risultato di una complessa interazione psiconeuroendocrina, è utile ricordare che l’eiaculazione consiste di due fasi precise e distinte: l’emissione e l’eiaculazione vera e propria.
L’orgasmo in sé è il risultato dell’elaborazione cerebrale (mentale) di tutti quegli stimoli “sensitivi” originati direttamente sul pene (nervo pudendo), amplificati dalle forti sensazioni dovute alla contrattilità involontaria della fase eiaculatoria stessa.
La fase di emissione, tenuta sotto il controllo volontario dell’individuo, è il risultato di un riflesso spinale (sistema nervoso simpatico) che innesca una serie di contrazioni sequenziali di quegli organi definiti “sessuali accessori”, ovvero le principali strutture contribuenti alla formazione del liquido seminale (vescicole seminali, prostata, ghiandole bulbo-uretrali e testicoli).
Ricordiamo che per attivare la fase di emissione sono necessari stimoli erotici genitali (tattili, orali) e stimoli erotici centrali risultanti dall’elaborazione di immagini visive, uditive, olfattive, fantasie, ricordi). La componente visiva per gli uomini è particolarmente importante. La maggior parte degli individui di sesso maschile, rispetto a quelli di sesso femminile, è particolarmente attratta dalla stimolazione di tipo visivo e tattile.
Anche la fase di eiaculazione è determinata da un riflesso spinale del sistema nervoso simpatico, ma a discapito della precedente ha un limitato controllo volontario. Infatti, nel momento in cui l’uomo percepisce l’inevitabilità eiaculatoria difficilmente può rientrare in uno stato di eccitazione iniziale, precipita direttamente nel passaggio definito anche di non ritorno, avviandosi alle contrazioni orgasmiche e facendo fuoriuscire dall’orifizio uretrale una consistente quantità di “sperma”. Responsabili della propulsione del liquido seminale in uretra sono i muscoli ischio-cavernoso e bulbo-cavernoso (muscolatura del pavimento pelvico), mentre le contrazioni ritmiche involontarie dello sfintere uretrale esterno, agendo come una pompa suzione-eiezione, aspirano lo sperma dall’uretra posteriore in fase di rilassamento espellendolo vigorosamente nell’uretra bulbare in fase di contrazione.
Durante la fase di eiaculazione, quindi orgasmica, anche lo sfintere anale produce delle contrazioni involontarie determinando intense sensazioni di piacere.

DISFUNZIONI SESSUALI


Eiaculazione Precoce
L’eiaculazione precoce (EP) rispetto ad altre disfunzionalità sessuologiche come ad esempio la disfunzione erettile, viene ancora oggi “autodiagnosticata” dai soggetti che presumibilmente ne soffrono. Questo rende non facile la possibilità di creare criteri utili e stabili per individuare i possibili confini della forma più patologica.
Utilizzando la definizione del DSM IV TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) l’EP viene definita come “una persistente o ricorrente eiaculazione a seguito di una minima stimolazione sessuale prima, durante, o poco dopo la penetrazione e prima che il soggetto lo desideri”. Di recente alcuni autori hanno cercato di classificare il disagio dell’EP associandolo all’Intravaginal Ejaculation Latency Time (IELT), ovvero il lasso di tempo che intercorre fra l’intromissione in vagina e l’eiaculazione intravaginale (Fratantonio, et al., 2007). La classificazione ottenuta evidenzia un grado severo: prima della penetrazione o ≤ 15 sec; un grado moderato: ≤ 1 minuto e un grado lieve: ≤ 2 minuti. Considerando che l’attività penetrativa non è necessariamente indirizzata al solo rapporto vaginale è utile ricordare quanto i tempi possano essere variabili e individuali a prescindere dalla stessa disfunzione.
Il disagio dell’EP è senza dubbio molto più comprensibile se associato alla forte e irrefrenabile sensazione di perdita del controllo durante la fase eccitatoria, penetrativa o meno, che è contestualmente responsabile di un forte distress psicologico e dei disagi nelle relazioni interpersonali.
Per una maggiore chiarezza diagnostica è necessario ricordare che l’EP deve essere osservata anche in base all’epoca d’insorgenza:
EP primaria, quando è presente sin dalle prime esperienze sessuali (pubertà-adolescenza) e non si è mai modificata;
EP secondaria, quando compare improvvisamente dopo un periodo che il soggetto descrive accettabile dal punto di vista del controllo eiaculatorio. In questi casi i motivi dell’improvvisa disfunzione eiaculatoria sono solitamente sconosciuti al soggetto e tendenzialmente destrutturanti.
Ancora, è necessario comprendere il momento dell’insorgenza:
EP ante portas, quando il sintomo si manifesta ancor prima della penetrazione. Ci sono uomini che spesso, presi dalla troppa eccitazione, non riescono neppure a spogliarsi completamente!
EP intra moenia, quando si manifesta esclusivamente durante la penetrazione.
Infine è necessario osservare anche la frequenza e l’occasione d’insorgenza:
EP assoluta, il soggetto manifesta il sintomo sempre a prescindere dal partner
EP relativa o situazionale, quando si manifesta solo con un determinato partner.

Dall’esperienza clinica è facile osservare un’improvvisa eiaculazione precoce con la partner abituale (moglie, fidanzata, compagna) e una non precocità con eventuali partner occasionali (amanti, prostitute…).
Come già accennato in precedenza l’EP è la più frequente patologia sessuale maschile, con incidenza superiore pari al 20% della popolazione adulta, anche se la maggior parte delle consultazioni sessuologiche avviene per la disfunzione erettile. A volte molti uomini che richiedono una consulenza specialistica sono convinti che i loro disagi siano legati ad un disturbo dell’erezione, oppure ad un calo del desiderio, omettendo la vera responsabile: l’EP, solitamente primaria, intra moenia e assoluta.
La distribuzione dell’EP a livello geografico appare omogenea anche se in alcuni paesi sembra più elevata rispetto ad altri. Negli Stati Uniti è stata stimata una prevalenza intorno al 24%; in Europa invece è presente un ampio range di 3,7-66%; in Estremo Oriente la stima è del 29,1% e nei paesi medio orientali e africani invece è del 17,3% (Jannini, Lenzi, 2005; Laumann et al, 1999; Papaharitou, 2005).
Sicuri del fatto che l’EP non può essere considerata una “malattia”, bensì un particolare sintomo psicosomatico che procura nel soggetto disagi e disfunzionalità psicologico-emotive e relazionali, è necessario accennare le possibili cause o concause di ordine psicologico e medico responsabili dell’evento indesiderato.
Ancor prima è utile rammentare che ogni essere umano di sesso maschile è “in potenza” un eiaculatore precoce, nel senso che fisiologicamente il tempo utile dal momento in cui un uomo si eccita al momento in cui raggiunge l’orgasmo (egoismo sessuale maschile) non è strettamente funzionale al processo anatomo-fisiologico della risposta sessuale! Il fatto di prolungare la sensazione di piacere (preorgasmica), ovvero di rimanere in linea con i tempi orgasmici femminili (differenti e molto più prolungati) sviluppano necessari cambiamenti di controllo eiaculatorio socialmente condivisibili. Un uomo allora non “deve” dare sfogo al suo istintuale piacere sessuale, ma conformarsi con la società di appartenenza.
L’EP ha sempre fatto parte dell’essere umano. Storicamente ha cambiato dimensione ed è risultata disfunzionale compromettendo il buon (anche se egoistico) principio del piacere maschile.

Un piccolo aneddoto: molto probabilmente 50-60 anni fa i nostri avi, vivevano l’esperienza erotico sessuale con una certa precocità, ma questo non sembrava preoccuparli più di tanto: non percepivano la rapida conclusione del rapporto come disfunzionale. Le donne di quel periodo storico vivevano però una situazione alquanto chiusa e succube della loro sessualità: ignoravano in maggioranza il piacere orgasmico, non si conoscevano a livello corporeo e la sessualità veniva vissuta come un “piacere” da dare al proprio compagno e solitamente finalizzata alle gravidanze.
Solamente dopo il “femminismo” e la rivoluzione sessuale degli anni 60-70 si è osservato un forte cambiamento della sessualità e soprattutto del piacere femminile (ritrovato). Questo ha fatto fare un balzo in avanti rispetto alla liberalizzazione sessuale, alla parità dei diritti, ma forse molti uomini non sono riusciti ad adeguarsi, sono rimasti incastrati in quelle “regole interne” che a parer loro sembravano, potremo dire sembrano, del tutto naturali!

Quando l’EP viene diagnosticata su base psicologica possono incidere le seguenti cause in riferimento a differenti approcci psicoterapeutici:
interpretazioni psicodinamiche:
a) eccessiva masturbazione durante l’adolescenza (eccessivo narcisismo) senza apprendere il possibile controllo delle sensazioni preorgasmiche;
b) ira/aggressività repressa (misoginia inconscia/sadismo del “furto dell’orgasmo femminile”)
fattori comportamentali:
a) prime esperienze sessuali traumatiche;
b) apprendimento di adattamento (condizionamento di raggiungere l’orgasmo in breve tempo per paura di essere scoperto)
fattori cognitivi:

a) ansia da prestazione (stato ansioso superficiale legato al desiderio di dimostrare la propria potenzialità sessuale; mancato utilizzo di metodi contraccettivi; paura dei fallimenti) che attraverso un’ipereccitazione determinerebbe una riduzione del controllo delle sensazioni pre-eiaculatorie;
b) senso di colpa (attività sessuale prematrimoniale, attività sessuale extra coniugale);
c) paura (gravidanza non programmata, timore di malattie trasmesse sessualmente).

Quando l’EP viene diagnosticata su base organica si osservano le seguenti teorie biologiche e cause organiche responsabili: a) alterati meccanismi ormonali (ipotestosteronemia);
b) alterazioni riflessogene (disturbi muscolo-tensivi a carico del pavimento pelvico;
c) alterazioni neurologiche;
d) alterazioni vascolari.
Malattie endocrine:
a) ipogonadismi e/o ipotiroidismi.
Malattie Urologiche:
a) prostatiti;
b) fimosi;
c) frenulo corto del prepuzio.
Cause Iatrogene: Amfetamine.
Cause Voluttuarie: assunzione di droghe (cocaina).

La terapia
Come già premesso nell’introduzione il migliore approccio terapeutico alla disfunzione dell’eiaculazione precoce deve integrare perfettamente la componente psicologica e quella medico-farmacologica. Ecco la necessità, quindi di un inquadramento diagnostico il più possibile preciso, che evita di indirizzare il paziente in percorsi confusi e poco produttivi. Spesso il paziente che arriva dallo psicosessuologo ha già “provato” troppi trattamenti terapeutici, a volte solo psicologici, ma nella maggior parte dei casi solo medico-farmacologici. Questo porta il soggetto ad un forte abbassamento della propria stima di sé e ad una motivazione per la risoluzione del sintomo di tipo “magico”.
Se la diagnosi iniziale è esclusivamente di tipo organico sarà necessario indirizzare il soggetto verso i seguenti trattamenti:
- terapia antibiotica mirata (nel caso di prostatiti e infezioni delle ghiandole accessorie maschili);
- farmaci antinfiammatori (nel caso in cui le infezioni delle ghiandole accessorie maschili siano di tipo cronico);
- metimazolo e/o β-bloccanti (ipertiroidismi);
- terapia ormonale sostitutiva (nelle forme di ipoganadismo);
- trattamento chirurgico (fimosi e frenulo corto).
Nel caso invece la diagnosi sia di tipo psicologico è necessario intervenire con un approccio psicosessuologico integrato.
Nella terapia psicosessuale è importante lavorare insieme al partner (quando presente), oppure scegliere un intervento mirato alla riformulazione della percezione ed educazione del sé corporeo con il singolo.
Alcune delle tecniche comportamentali utilizzate nella terapia psicosessuale sono: la tecnica dello squeeze pausa (compressione), che consiste nell’esercitare una leggera compressione sul glande (3-4 secondi) quando il pene è in erezione e immediatamente prima dell’eiaculazione. La tecnica dello Stop-Start che consiste nel fermarsi e ritrarre il pene durante il rapporto sessuale quando l’uomo sente di essere prossimo all’eiaculazione e quindi non più in grado di controllare il riflesso eiaculatorio. Gli Esercizi di Kegel che si basano su un progressivo controllo da parte dell’uomo dei muscoli pubo-coccigei della zona del pavimento pelvico.
Queste tecniche sono solamente una piccola parte dell’approccio psicosessuale integrato. L’approccio prevede una vera e propria rieducazione alla corporeità e al piacere sessuale, nonché il migliorare le proprie modalità relazionali abbattendo falsi miti e sciocchi tabù sessuali.

Conclusioni
L’importanza di una diagnostica accurata, ovvero di linee guida precise in tema dell’inquadramento diagnostico dell’Eiaculazione Precoce, come rimarcato anche in un recente articolo scientifico americano di Sharlip (2006), sono alla base del successo terapeutico del sintomo sessuologico e della miglioria della qualità della vita degli stessi soggetti affetti da sintomo stesso.
Le ricerche prevalentemente di ordine medico hanno messo in evidenza una buona risposta risolutiva associata all’utilizzo di alcuni farmaci, anche se non sono pochi gli effetti collaterali evidenziati. Inoltre, sembra che nessuno di questi farmaci possa assicurare una persistenza dei risultati ottenuti dopo la sospensione del trattamento (La Vignera et al, 2007). Per quanto riguarda invece le terapie psicosessuologiche, da molto tempo diffuse, sono purtroppo carenti dal punto di vista dei dati scientifici. Infatti, non vi sono studi precisi sulla reale efficacia a fine trattamento.
La sperimentazione in corso con farmaci antidepressivi a lungo termine e una maggiore e migliore scientificità apportata dagli studi di carattere psicosessuologico potranno garantire una migliore comprensione della risoluzione del sintomo Eiaculazione Precoce in una visione neuro-psico-endocrinologico e sociale integrata. Sarebbe decisamente incomprensibile scindere psiche e corpo in una risposta di “vitale” importanza come quella dell’orgasmo.

 

EIACULAZIONE RITARDATA

Sono variamente distribuite tra organiche e psicogene. L’eiaculazione ritardata non rappresenta, di per sé, un’entità patologica. Nella cultura orientale è addirittura una pratica che attinge le sue radici in fondamenti filosofici. Il cosiddetto “coito riservato” infatti è una pratica che, secondo la filosofia Zen, fa sì che il maschio continui a fare l’amore senza mai eiaculare anche per molte ore, con lo scopo di attingere energia dalla donna e di non disperdere la propria. Nella nostra cultura ciò di solito non avviene e l’eiaculazione ritardata si può presentare soprattutto in condizioni di scarso eccitamento.
Tra le cause organiche che la inducono e che inducono, ancor più precisamente, l’eiaculazione impossibile, troviamo:

  1. Cause neurologiche

    - tumori o traumi del midollo
    - sclerosi multipla
    - morbo di Parkinson
    - neuropatie

  2. Cause endocrino-metaboliche

    - ipotiroidismo
    - diabete

  3. Cause chirurgiche

    - interventi nel distretto addomino
    - pelvico
    - perineale

  4. Farmaci

    - bloccanti alfa
    - adrenergici
    - neurolettici
    - antidepressivi triciclici e serotoninergici
    - alcool
    - metoclopramide
    - cannabinoidi
    - narcotici
    - In particolare sono i farmaci antidepresivi triciclici e serotoninergici che presentano come frequente effetto collaterale il ritardo dell’eiaculazione.
  5. DISTURBO DA DESIDERIO SESSUALE IPOATTIVO E AVVERSIONE SESSUALE
  6. Cause della patologia del desiderio sessuale ipoattivo

Il sociologo Kinsey, già 50 anni orsono, aveva dimostrato che il comportamento sessuale (in particolare quello maschile) si distribuisce secondo una curva ai cui due estremi si collocano da una parte coloro che hanno un desiderio sessuale basso e, dall'altra, quelli che lo hanno molto alto. Questi ultimi possono avere anche 30 o più rapporti sessuali la settimana per molti anni, mentre gli altri avranno una vita sessuale molto povera. Se ne seguiamo una lettura medica, non si può dire che l'uno e l'altro rientrino nella patologia: sono soltanto i due estremi di un fenomeno biologico. 

Anche se il DSM-IV ci ha mostrato diagnosi piuttosto precise della patologia del desiderio sessuale, non è facile stabilire, al di fuori di situazioni eclatanti, quale è il limite al di fuori del quale sta la patologia. Spesso si tratta della percezione soggettiva del proprio o dell'altrui desiderio. In questo entrano in gioco fattori individuali e di coppia, aspettative, confronti con esperienze precedenti che possono rendere insoddisfacente ciò che non avrebbe connotati di patologia. Di fatto, il desiderio sessuale sia nell'uomo, sia nella donna, rappresenta un patrimonio che matura seguendo precise tappe biologiche e psicologiche che vedono dapprima il bambino alla scoperta del proprio corpo e quindi del piacere. Si organizzerà ulteriormente poi nella maturazione psicosomatica che si avvia con la pubertà e troverà, nelle prime relazioni di coppia e nei primi accoppiamenti, il terreno dove poter esprimere il grande o piccolo patrimonio conseguito. Tanto migliore sarà stata l'evoluzione psicosessuale, tanto migliore sarà la possibilità di vivere e di esprimere il desiderio

Avversione sessuale e inibizione del desiderio

L’avversione sessuale esprime sempre marcate difficoltà emotive verso il sesso in condizioni psicologiche e psicopatologiche che coinvolgono estrema ansietà, sentimenti di terrore, attacchi di panico e manifestazioni somatiche (nausea, palpitazioni, vertigini e difficoltà alla respirazione). In alcuni casi l’avversione è estesa versa tutti gli stimoli a valenza sessuale, compresi baci e toccamenti. Questa eventualità è associata spesso, come accade in patologie come l’anoressia nervosa, a un disturbo dell’immagine corporea (o comunque a un vissuto negativo del proprio corpo) e a una cattiva elaborazione della propria femminilità. Ne possono essere causa anche esperienze sessuali traumatiche vissute nell’infanzia o nell’adolescenza, quali molestie o abuso sessuale. 

Le cause psicologiche di inibizione del desiderio sessuale sono quindi molte: individuali e di coppia, come pure rilevante è la sua dipendenza da condizioni psichiatriche .

Oltre a queste, vi sono una moltitudine di cause organiche che possono portare a riduzione o scomparsa del desiderio che si possono schematizzare per aree:

  1. Malattie primitive, maschili o femminili, delle gonadi a origine disgenetica, infiammatoria, degenerativa, tumorale, autoimmune, ecc

    - sindrome di Klinenfelter
    - sindrome di Turner
    - sindrome di Reinfenstein
    - anorchia congenita
    - orchiectomia/ovariectomia
    - criptorchidismo
    - necrosi testicolare da torsione del funicolo
    - leydigoma
    - menopausa

  2. Alterazioni o patologie ipotalamo-ipofisarie a eziologia infiammatoria, degenerativa, tumorale, autoimmune che determinano quadri di:

    - ipopituitarismo globale anteriore 
    - deficit isolato di gonadotropine

  3. Cause endocrine maschili e femminili extra-gonadiche:

    - iperprolattinamia
    - sindrome di Cushing
    - morbo di Addison
    - mixedema
    - tumore surrenalico femminilizzante
    - sindrome da carcinoide
    - pinealoma secernente
    - sindromi paraneoplastiche

  4. Patologie sistemiche:

    - epatopatie croniche 
    - nefropatie croniche
    - emopatie
    - neoplasie
    - malattie defedanti in genere

  5. Diabete mellito
  6. Disturbi neurologici:

    - morbo di Parkinson
    - epilessia del lobo temporale
    - traumi cranici
    - neoplasie del lobo prefrontale

  7. Farmaci:

    - estrogeni (nell'uomo)
    - anti-androgeni
    - reserpina
    - clorotiazide
    - spironolattone
    - alfa e betabloccanti
    - metildopa
    - anticolinergici
    - antistaminici
    - antidepressivi (in dosaggi inopportuni e con indicazione scorretta)
    - neurolettici
    - benzodiazepine
    - sali di litio
    - barbiturici
    - cannabinoidi
    - allucinigeni
    - narcotici

In primo luogo, va evidenziata la dipendenza del desiderio sessuale dagli ormoni sessuali, variabile da soggetto a soggetto, e che possono sussistere anche per induzione psicologica in alcune condizioni (la più eclatante è la castrazione). 

Una frequente influenza sul desiderio è data dalle patologie sistemiche per effetto di fattori metabolici e psicometabolici. In soggetti cirrotici, malnutriti, con insufficienza renale o con diabete mellito, i processi metabolici rallentano e si ripercuotono prima sulle funzioni dell'organismo, compresa quella sessuale, e poi sull'assetto psicologico. Ne è un esempio paradigmatico il diabete mellito, la cui azione negativa sul desiderio è secondaria alle alterazioni vascolo-nervose indotte da tale patologia. 

Tra i farmaci , particoare attenzione va data a quelli di uso più comune, come alcuni antiipertensivi e gli anti-recettori H2 per l'istamina qualche volta ancora usati per la terapia dell'ulcera. Infine alcuni farmaci attivi sul Sistema Nervoso Centrale (antidepressivi, cannabinoidi, narcotici), dopo una prima fase nella quale si può osservare un rilancio del desiderio, fanno seguire un calo dell'attività sessuale, con compromissione della libido.

Aumento del desiderio sessuale

Esistono alcune patologie psichiatriche nelle quali l'eccesso di desiderio sessuale ne rappresenta uno dei sintomi.In particolare negli episodi maniacali, che sono il contraltare di quelli depressivi. In questo disturbo mentale lo stato di eccitamento invade molte aree, attività e comportamenti, compreso quello sessuale. Può essere presente anche in un disturbo di personalità, come il cosiddetto "disturbo borderline".Tra le cause principali, sul piano organico si possono rilevare:

  1. Disturbi endocrini

    - ipertiroidismo
    - acromegalia

  2. Farmaci

    - ormoni sessuali
    - L-dopa
    - stimolanti (stricnina)
    - paraclorofenilalanina

Tra i disturbi endocrini, l'acromegalia è nota da molto tempo come una condizione nella quale la pulsione sessuale è aumentata. Cesare Lombroso definiva gli acromegalici come "strenui amatori" e ricerche successive hanno evidenziato un aumento della libido in soggetti con questa patologia.Tra i farmaci, si deve ricordare come la L-dopa, usata per la cura del Morbo di Parkuinson, provochi un aumento del desiderio sessuale.

A volte la mancanza di desiderio o la sua ipoattività dipendono da inibizioni psicologiche transitorie: un periodo di stress particolarmente intenso, impegni di lavoro più pressanti del solito, preoccupazioni per la salute di un genitore, un periodo di tensione nel rapporto di coppia per un dato problema e tutta la miriade di seccature quotidiane che, quando si accentuano, possono interferire con il desiderio. Di solito, in questi casi, non si arriva a vedere organizzato un quadro clinico; la diminuzione del desiderio sessuale non proseguirà, solitamente, troppo oltre il mantenersi della causa che l'ha scatenata, salvo complicazioni. Infatti, se nella coppia vi è uno stato di tensione latente, di condizioni nelle quali si annida la lotta aspra per il potere, la necessità di reclamare il proprio ruolo e se la comunicazione già difetta, vicende queste piuttosto comuni, si possono innescare reazioni a catena che contaminano più pesantemente il desiderio. Vi sono anche condizioni più precisamente psichiatriche che impediscono a questa energia di esprimersi. In primo luogo, la depressione . Disturbo diffuso, in molte sue gradazioni sintomatologiche, è il responsabile del ritiro di molti desideri dalle opzioni dell'esistenza di un dato individuo. In questa condizione non vi sarà il desiderio di fare l'amore, ma neppure quello di lavorare, di godersi il tempo libero, di frequentare gli amici. Non si tratterà quindi di un problema strettamente sessuale, ma la sessualità sarà una delle tante aree di vita e del comportamento inibite da questa psicopatologia. Diverso è il quadro, evidentemente, se il disturbo depressivo è insorto in seguito ad una disfunzione sessuale. Anche in altri disturbi mentali il desiderio può essere ridotto, come nel disturbo ossessivo-compulsivo, nell'ansia generalizzata e, non raramente, in presenza di psicosi.