Introduzione
La
laparoscopia
è una
tecnica
chirurgica,
minimamente
invasiva,
eseguita in
anestesia
generale che
permette di
“vedere”
all’interno
dell’addome
attraverso
uno
strumento
ottico
simile a un
telescopio
chiamato
laparoscopio.
Questo
strumento,
del diametro
di 10 mm e
dotato di
fibre
ottiche
attraverso
le quali
viaggia la
luce, è
collegato ad
una
telecamera
che proietta
su un
monitor le
immagini
della cavità
addominale
.
La chirurgia
laparoscopica
richiede
solo
tre-quattro
piccole
incisioni
addominali
di 5-10mm,
attraverso
le quali è
possibile
eseguire
anche
interventi
di chirurgia
maggiore. La
prima
incisione di
10mm è
effettuata
nell’ombelico.
Il
laparoscopio
viene
introdotto
attraverso
questa
incisione e
collegato a
una piccola
videocamera,
visualizzando
così
l’immagine
su uno
schermo
televisivo
situato in
sala
operatoria.
Vengono
quindi
eseguite
altre due o
tre piccole
incisioni
addominali
di 5mm, di
solito lungo
la linea
sovrapubica,
attraverso
cui vengono
inseriti
speciali
strumenti
chirurgici
molto
sottili
(elettrodi,
laser,
strumenti,
suture etc.)
che
permettono
di operare.
Al
contrario,
la chirurgia
laparotomica
o addominale
tradizionale,
tecnica
utilizzata
dalla
maggior
parte dei
ginecologi,
richiede
un’incisione
addominale
orizzontale
o verticale
che può
misura fino
a 11-13 cm
di lunghezza
e oltre.
Questo tipo
di incisione
è necessario
per usare
gli
strumenti
chirurgici
standard.
Tale
procedura
richiede una
degenza più
lunga e
provoca
maggior
dolore post
operatorio
rispetto
allo stesso
intervento
effettuato
in
laparoscopia.
Le tecniche
laparoscopiche
permettono
una
chirurgia
con mimor
trauma per
il paziente
e minimo
danno per i
tessuti.
Questo
spesso
significa
meno giorni
in ospedale
e molto meno
dolore
durante il
recupero. La
maggior
parte delle
pazienti
sottoposte a
laparoscopia
sono dimesse
lo stesso
giorno o il
giorno dopo
l’intervento.
Il ritorno
alle normali
attività in
seguito a
laparoscopia
avviene
dalle 3 alle
5 settimane
prima
rispetto
allo stesso
intervento
eseguito per
via
laparotomica.
La chirurgia
laparoscopica
trova ampio
spazio in
ginecologia
per eseguire
una serie di
interventi,
tra cui:
asportazione
di cisti
ovariche,
trattamento
della
gravidanza
extrauterina,
salpingectomia,
isterectomia
totale o
subtotale,
etc.
Isterectomia
laparoscopica
Nell’isterectomia
totalmente
laparoscopica
(TLH) si
asporta
l’intero
utero, con o
senza
asportazione
delle tube e
delle ovaie
nello stesso
momento.
Come nelle
altre
procedure di
chirurgia
mini
invasiva,
l’intervento
è progettato
per causare
meno dolore
dell’isterectomia
addominale
tradizionale,
con il
vantaggio di
un ricovero
più breve.
Per prima
cosa si
introduce lo
strumento
attraverso
una piccola
incisione di
1 cm
nell’ombelico,
quindi si
inseriscono
gli
strumenti
attraverso
altre due o
tre piccole
incisioni di
5mm
praticate
nella parte
bassa
dell’addome.
Durante
l’intervento
il
ginecologo
separa
l’utero, ed
eventualmente
anche le
tube e le
ovaie, da
tutti i
legamenti
che lo
tengono
sospeso
nella pelvi
ed infine lo
estrae
attraverso
un’incisione
circolare
della
vagina. Al
termine
dell’intervento
questa
incisone
viene
suturata,
preservando
così la
lunghezza e
la
funzionalità
della
vagina, come
pure le
minuscole
incisioni
addominali,
unico segno
visibile
dell’intervento.
La procedura
si effettua
in anestesia
generale e
richiede due
o tre giorni
di degenza
postoperatoria.
Il recupero
completo
prima di
riprendere
il lavoro è
di circa 4-6
settimane.
Isterectomia
laparoscopica
sopracervicale
(subtotale)
Nell’isterectomia
laparoscopica
sopracervicale
(subtotale)
l’utero
viene
asportato,
con o senza
gli annessi,
lasciando
però il
collo
dell’utero.
Anche in
questo
intervento,
come in
tutta la
chirurgia
mini
invasiva,
l’intervento
è in grado
di provocare
meno dolore
della
chirurgia
tradizionale,
con il
vantaggio di
un ricovero
più breve.
Il
laparoscopio
viene
introdotto
attraverso
l’ombelico e
quindi si
inseriscono
gli
strumenti
attraverso
altre due o
tre piccole
incisioni
nell’addome,
le uniche
necessarie,
poiché non
si effettua
l’incisione
in vagina.
Il corpo
dell’utero,
cioè la
parte
intraaddominale
che si
sviluppa al
di sopra
della sua
inserzione
alla vagina,
viene quindi
separata
dalle sue
connessioni
legamentose
e vascolari
e distaccata
dalla
cervice, la
porzione che
si affaccia
in vagina e
su cui si
questa si
aggancia.
L’utero
viene quindi
rimosso
attraverso
una delle
incisoni
addominali.
La cervice
(collo
dell’utero)
rimane
invece al
suo posto
garantendo
il supporto
alla vagina
e alle
strutture
legamentose
della pelvi.
Anche questa
procedura si
effettua in
anestesia
generale e
richiede
solo uno o
due giorni
di degenza.
Il recupero
completo si
ha in circa
10-15 gg.
Isterectomia
vaginale
laparoscopicamente
assistita
Nell’
l’isterectomia
vaginale
laparoscopicamente
assistita
(LAVH), la
procedura è
abbastanaza
simile
all’isterectomia
vaginale
poiché
l’utero e
gli annessi
vengono
rimossi
attraverso
la vagina.
Prima della
loro
rimozione
però il
chirurgo usa
il
laparoscopio
per
esplorare
l’utero e
gli organi
circostanti
e per
separare gli
annessi
(ovaie e
salpingi) e
parte
dell’utero
dalle sue
connessioni
legamentose
e vascolari.
L’intervento
viene
completato
per via
vaginale e
gli organi
asportati
attraverso
la vagina.
Questo tipo
di
intervento è
indicato
quando è
preferibile
la via
vaginale, ma
può
risultare
difficile o
impossibile
asportare
per questa
via anche
gli annessi.
In questi
casi si
preferisce
separare gli
annessi per
via
laparoscopica
e fare il
resto
dell’intervento
per via
vaginale, in
modo da
rendere
l’intervento
più
semplice.
Degenza e
recupero
della
paziente
sono simili
all’isterectomia
vaginale.