L'OSTEOPOROSI
L’osteoporosi
è una malattia
dello scheletro,
caratterizzata
dalla
compromissione
della resistenza
dell’osso, che
predispone ad un
aumento del
rischio di
fratture.
La diminuzione
degli estrogeni
che si verifica
nella donna in
menopausa è
accompagnata da
un aumento dei
processi che
fisiologicamente
stimolano il
riassorbimento
dell'osso. Si
verifica
pertanto una
diminuzione
della resistenza
dell'osso che
diventa così più
fragile e facile
alle fratture.
L'osteoporosi
diviene
clinicamente
manifesta quando
la progressiva
rarefazione del
tessuto osseo
rende lo
scheletro
inadeguato a
sopportare le
sollecitazioni
meccaniche a cui
viene
sottoposto. Più
del 50% delle
donne sopra i 75
anni presentano
fratture ossee
causate
dall'osteoporosi,
soprattutto a
carico del
polso, femore e
colonna
vertebrale.
A parità di
massa ossea il
rischio di
frattura aumenta
di 2 volte per
ogni decade di
vita oltre la
quinta e
di 3 volte se il
paziente è già
andato incontro
ad una frattura.
Le conseguenze
dell'osteoporosi
possono quindi
essere molto
serie e pertanto
la diagnosi
precoce e la
terapia
preventiva sono
sicuramente
consigliabili
nelle donne a
rischio.
Donne
a rischio per
osteoporosi:
Età
avanzata e donne
di età oltre i
65 anni ed in
menopausa da
almeno 10 anni
Costituzione
magra (donne in
postmenopausa
con ridotto peso
corporeo,
inferiore a 57
kg, o con indice
di massa
corporea <19
Kg/m²)
Donne in
postmenopausa
con storia
familiare di
osteoporosi o di
fratture non
dovute a traumi
efficienti e
verificatesi
prima dei 75
anni di età
Menopausa
precoce o
chirurgica
(inferiore a 45
anni)
Terapia
cortisonica di
lunga durata
(oltre 3 mesi)
Pregresso
riscontro di
osteoporosi (con
indagine
radiologica e/o
densitometrica),
presenza di
condizioni
associate ad
osteoporosi(*),
precedenti
fratture non
dovute a traumi
efficienti
Insufficiente
apporto di
calcio con la
dieta*
Scarsa attività
fisica*
Fumo di
sigaretta*
Abuso di alcool*
Diagnosi
precoce:
densitometria
ossea
L’indagine
diagnostica di
riferimento è la
densitometria o
MOC
(Mineralometria
Ossea
Computerizzata),
metodica
innocua, di
facile
esecuzione e di
costo
relativamente
contenuto, che
consente di
misurare in modo
accurato e
preciso la massa
e la densità
minerale ossea,
considerata
un importante
fattore della
resistenza
meccanica
dell’osso.
Il risultato
della
densitometria,
se patologico,
va sempre fatto
seguire da una
valutazione più
complessiva che
può o meno
consentire di
formulare la
diagnosi della
malattia.
Attualmente
l’esame di
riferimento per
la diagnosi
densitometrica
di osteoporosi è
rappresentato
dalla
densitometria
del femore e
della colonna
lombare con
valore
predittivo del
rischio di
frattura più
elevato se viene
misurato il sito
specifico.
Anche se in
misura
inferiore, la
valutazione
densitometrica a
raggi X di siti
periferici
(polso,
calcagno,) è
comunque
predittiva di
fratture in sedi
scheletriche
clinicamente più
rilevanti quali
quelle
vertebrali e di
femore.
La densitometria
della colonna
lombare è
preferita nel
monitoraggio
della massa
ossea
postmenopausale
o in corso di
terapia
cortisonica. Il
sito lombare è
tuttavia poco
accurato nelle
persone anziane
per
l’interferenza
di osteofiti
vertebrali,
calcificazioni
extra-scheletriche
o,
paradossalmente,
per esiti di
frattura. Per
questo motivo e
per la maggiore
capacità
predittiva della
frattura in
quella sede, la
valutazione
della densità
femorale può
essere
preferibile dopo
i 65 anni.
Quando fare la
densitometria
Non c’è
accordo
sull’utilità di
far eseguire uno
screening
generalizzato
del rischio di
osteoporosi con
l'esame
densitometrico a
tutte le donne
in menopausa, in
quanto i
benefici
connessi al
trattamento sono
molto superiori
ai rischi ed ai
costi connessi
all’indagine
diagnostica.
Esiste invece
ampio consenso
nel consigliare
l’indagine
densitometrica
solo su base
individuale ed
in
considerazione
dell’età e della
presenza di
fattori di
rischio.
In linea
generale tutte
le donne in
menopausa con
fattori di
rischio
aggiuntivi,
dovrebbero
effettuare una
MOC ad
intervalli di
uno-due anni ed
iniziare una
terapia
farmacologica se
la perdita ossea
annua supera il
3% corporeo
totale.