GRAVIDANZA E PARTO

 

Sei incinta, cosa fare?
E' noto ormai che l'indice di natalità in Italia è il più basso d'Europa e questo è uno dei motivi che rende ogni gravidanza sempre più preziosa. E’ perciò indispensabile affrontare la gravidanza conoscendo quali sono le visite, gli esami di laboratorio e le indagini diagnostiche che possono ridurre al minimo i rischi per la gestante e il nascituro.
Naturalmente è compito del ginecologo indicare volta per volta gli esami da effettuare. Abitualmente appena il test di gravidanza (di solito casalingo) risulta positivo, la donna si rivolge al ginecologo che prescrive i primi esami del sangue.
Le visite dal ginecologo andranno effettuate mensilmente fino alla 36ma settimana, poi di solito diventano più frequenti.
Tra gli esami di laboratorio vi è il Toxotest: è un esame ormai abbastanza noto che valuta l'eventuale presenza della toxoplasmosi, malattia che, se contratta in gravidanza, può provocare seri problemi al feto, in qualunque epoca di gestazione venga contratta. Le donne che non sono immuni a questa malattia devono quindi effettuare il test mensilmente per diagnosticare immediatamente un eventuale contagio; devono inoltre fare attenzione agli animali domestici, in particolare i gatti, alla carne cruda, alle verdure crude non lavate accuratamente.

Tra le indagini diagnostiche routinarie un posto importante è senz'altro riservato all'ecografia che è l'esame fondamentale per la diagnosi di molte malformazioni. Constatata ed ormai accertata la sicurezza di questo esame, si consiglia di sottoporre le donne con una gravidanza normale a tre ecografie nel corso di tutta la gestazione.

La prima ecografia (eseguita entro i primi tre mesi, meglio al massimo a 8-10 settimane) ha lo scopo di accertare che la gravidanza sia in utero (escludendo quindi una gravidanza extra-uterina), di datare con precisione la gravidanza, di evidenziare il numero di feti ed eventuali grossolane alterazioni o presenza di distacchi amnio-coriali. La seconda ecografia, indubbiamente la più importante (eseguita nel secondo trimestre), è in grado di identificare il maggior numero di malformazioni; la terza (eseguita nel terzo trimestre) valuta prevalentemente lo sviluppo fetale, la presenza di una normale perfusione feto-placentare e consente di stabilire con una certa approssimazione il peso alla nascita.
Un esame di recente introduzione nel monitoraggio della gravidanza è lo SCA-test la cui funzione è quella di individuare il rischio di difetti cromosomici fetali (condizione di aneuploidia o alterazione nel numero dei cromosomi, come nella trisomia 21 o 18).
Il test viene effettuato nel I trimestre di gravidanza, tra 11 e 14 settimane gestazionali, e prevede la valutazione ecografica della biometria fetale (lunghezza vertice-sacro o CRL) e della translucenza nucale (NT), nonché eventualmente di altri parametri fetali come la frequenza cardiaca fetale, l’osso nasale, il rigurgito della valvola tricuspide. I dati ecografici sono poi combinati con i dati anagrafici della madre e con i risultati del dosaggio biochimico su prelievo ematico della free-β-HCG e del PAPP-A.
L’analisi computerizzata mediante un programma dedicato consente di calcolare il rischio per la paziente all’epoca gestazionale di esecuzione del test, modificando pertanto il suo rischio definito a priori solo in base all’età.
Il test ha una sensibilità alta, ma non completa (circa 90%), ed è pertanto possibile una certa percentuale di “falsi positivi” e di “falsi negativi”. Il valore di rischio di 1:350 è generalmente utilizzato come livello al di sopra del quale (per esempio 1:100) l’operatore consiglierà il ricorso successivo a procedure di diagnosi prenatale invasiva come l’amniocentesi.Quando si riscontra un indice di rischio elevato si consiglia di procedere all'amniocentesi.
L'amniocentesi è il prelievo attraverso l'addome materno, sotto controllo ecografico, di liquido amniotico mediante il quale si può fare un esame genetico del feto, nonché indagini biochimiche (come il dosaggio dell’alfa-fetoproteina), ed eventuali altre indagini molecolari, evidenziando così tutta una serie di malattie di origine genetica. L’amniocentesi è generalmente eseguita tra 16 e 18 settimane di epoca gestazionale e comporta un rischio di aborto spontaneo di circa 1:200, legato all’invasività della metodica (rottura precoce delle membrane). I risultati dell’analisi sono generalmente disponibili entro 21 giorni dalla data di arrivo del campione in laboratorio; tuttavia i tempi della crescita cellulare possono variare notevolmente da caso a caso.
Le indicazioni ad eseguire l'amniocentesi sono: l'età superiore ai 35 anni; precedenti gravidanze con feti affetti da malattie genetiche; ereditarietà per malattie genetiche, la positività del tri-test.

IPOTIROIDISMO E GRAVIDANZA

CONSIGLI PER UNA GRAVIDANZA SICURA A CURA DEL DR.MAPELLI CARLO

OSPEDALE NIGUARDA CA GRANDA.